Due bambini respinti dall'ospedale muoiono in Sicilia in pochi giorni
La piccola Nicole era nata nella clinica del coordinatore regionale del partito di Berlusconi, foraggiata dal governo Crocetta
Le responsabilità sono di Renzi, Lorenzin Crocetta e Borsellino

Dal nostro corrispondente della Sicila
I marxisti-leninisti siciliani esprimono solidarietà alla famiglia della piccola Nicole, nata e morta nella notte del 12 febbraio, durante il trasferimento da Catania a Ragusa alla disperata ricerca di un posto nelle Unità di terapia intensiva di neonatologia (Utin) degli ospedali della Sicilia orientale. Rifiutata da 4 ospedali la bimba è morta soffocata dopo tre ore di terribile agonia. Gli indagati dalla Procura di Catania sono nove tra medici, operatori del 118 e di Utin contattate.
Travolte dallo scandalo per la morte della piccola Nicole, le istituzioni borghesi si sono lasciate andare ad una vomitevole dimostrazione di finto dolore che offende le masse popolari, da Sergio Mattarella, che esprime “incredulità” al governatore della Sicilia, Rosario Crocetta, PD, il principale responsabile dello sfascio della sanità siciliana, alla ministra alla salute del governo Renzi, Beatrice Lorenzin, FI, all'assessore alla salute della regione siciliana, Lucia Borsellino, che, dopo aver minacciato le dimissioni le ha subito congelate.

Com'è potuto accadere?
Se lo chiedono i giornali e i telegiornali di regime, come se non ci fosse risposta alla domanda e la morte della bambina sia stata dovuta al caso. Ma Nicole è stata uccisa dai tagli, dal clientelismo, dall'inefficienza della sanità siciliana, imposti dal governo Crocetta e dal governo Renzi, come è successo anche a un bimbo di 23 mesi di Trapani, Daniel Cesanello, dimesso con la febbre altissima dall'ospedale dov'era ricoverato e morto poche ore dopo probabilmente per una meningite.
I tagli imposti alla sanità siciliana sono micidiali e vanno ad incidere su una situazione di inefficienza già estremamente grave. Particolarmente preoccupante è la situazione del settore dell'ospedalizzazione del parto. Un recente studio dell’Istituto superiore di sanità effettuato su 5 regioni, Piemonte, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Sicilia, prendendo in considerazione i dati tra il 2000 e il 2007, ha mostrato che in Italia vi è un rapporto di 11,8 bambini morti per ogni 100.000 nati vivi, contro una media dell’Europa occidentale di 7-8 per 100.000. La Sicilia ha il maggior numero di bambini morti dopo il parto. Sempre tra il 2000 e il 2007, in queste Regioni si sono verificate 260 morti materne e la Sicilia, con il 24,1%, è la regione che guida la triste classifica.
Questa era la situazione in Sicilia, prima dell'intervento di Russo, assessore alla sanità del governo Lombardo, che con il suo “decreto sul riordino dei punti nascita” emesso nel 2011, sulla base dei criteri dell'accordo Stato-Regioni, sopprimeva 23 dei 70 centri nascita dell'isola. Venivano colpiti principalmente quelli che registravano meno di 500 parti l'anno, come Bronte, CT, Lampedusa, AG e Favignana, TP, Lipari, ME, in sostanza buona parte dei punti nascita della Sicilia isolata, invece di essere rafforzati con servizi più moderni ed efficienti venivano cancellati con un colpo di spugna. Nonostante i ricorsi delle amministrazioni locali al Tar, le lotte e le proteste delle donne delle isole e dei piccoli centri, che, non solo sarebbero state costrette a lunghi viaggi per recarsi negli ospedali, ma avrebbero anche perso servizi essenziali per la loro salute e quella del feto nel corso della gravidanza, Crocetta, Borsellino, Lorenzin, Renzi, stanno portando a compimento questo sciagurato piano del governo Lombardo.
L'obbiettivo adesso è di ridurli progressivamente a 42, di cui soltanto 15 dotati di “servizi avanzati”, come la rianimazione, e gli altri 27 dotati di “servizi ordinari”. I pochi centri nascita con servizi avanzati saranno concentrati nelle grandi città, 4 a Palermo, 3 a Catania, 2 a Messina, uno ciascuno a Ragusa, Siracusa, Agrigento e Trapani, uno a Gela (Caltanissetta). I restanti, e spesso si tratta di cliniche private, sono comunque concentrati a Palermo, Catania, Messina, Agrigento, Trapani, Ragusa e Siracusa e nelle loro province.
E' in questo contesto di carenza di servizi essenziali che ultimamente sono maturate una serie di tragedie. Ancora desta sdegno la morte per parto di Antonina Seminara che nell'estate del 2013, dopo aver perso il figlio, si dissanguava nell'ambulanza, perché a Nicosia, in provincia di Enna, uno dei centri nascita destinati alla chiusura, non aveva gli strumenti per intervenire e l'elicottero che doveva prelevarla per portarla a Palermo era guasto. E la morte nel 2011 di Gabriella Gallo che, dopo un cesareo all'ospedale di Leonforte in provincia di Enna, moriva dissanguata sull'ambulanza, che la trasferiva a Palermo, a centinaia di chilometri di distanza, perché nella provincia non si era trovato un posto per un intervento d'urgenza.
C'è poi il criminale clientelismo che domina nella sanità siciliana. La clinica dov'è nata Nicole, è una di quelle salvate dalla mannaia dei tagli ai centri nascita, eppure mentre si parla a vanvera di centri chiusi in quanto non rispettavano gli standard di sicurezza nei paesini dell'entroterra e delle isole, nella clinica privata in di Catania non si trovava la cannula per liberare i polmoni della bambina e non c'era il reparto di rianimazione neonatale. Cosa dire? Forse il governatore Crocetta e l'assessore Borsellino avranno valutato il livello di qualità e sicurezza della clinica dal fatto che appartiene al coordinatore di FI in Sicilia? Deve essere parsa molto sicura quella clinica al governo, visto che aveva dimenticato che nel 2008 vi era morta dissanguata dopo il parto una giovane di Ragusa. E anche ora l'assessore Borsellino ci va morbida, dando disposizione al dirigente generale del dipartimento Attività Sanitarie “di avviare le procedure” per “un’eventuale sospensione delle attività di ostetricia della casa di cura Gibiino di Catania, limitatamente al ricovero per il parto”.
Ci pare poi ridicola la giustificazione del ministro Lorenzin che snocciola i requisiti e gli standard che i Punti nascita devono possedere per garantire qualità e sicurezza. Gli “straordinari” standard del governo nazionale si limitano a prevedere una Utin, con posti letto di intensiva pari a 1/750 nati negli ospedali che effettuano oltre mille parti l'anno, e che devono anche ospitare anche i bambini in emergenza nati nelle cliniche che effettuano meno di mille parti all'anno. Una cifra irrisoria, come ha dimostrato la vicenda della piccola Nicole.
Non ci interessano le chiacchiere e le scuse delle istituzioni. Noi chiediamo di abrogare il decreto Russo e di trasformare tutti i punti nascita privati in strutture pubbliche, dotate di rianimazione, di realizzare un numero sufficiente di punti nascita, consultori in tutti i paesi della Sicilia; di istituire un servizio di Pronto Soccorso di alto livello e un servizio pubblico efficiente di eliambulanze in tutte le isole minori e nelle zone scarsamente collegate alla rete di trasporto; di potenziare le strutture e il personale sanitario impegnati a garantire la salute delle donne (interruzione della gravidanza, contraccezione, maternità, fecondazione artificiale, prevenzione oncologica, ecc.); di prestare adeguata attenzione alla prevenzione e alla profilassi delle malattie tipicamente femminili e legate alla riproduzione. La completa gratuità delle analisi e delle ricerche diagnostiche di tali malattie senza alcun limite di età; di rafforzare, sviluppare ed estendere i consultori pubblici autogestiti su tutto il territorio nazionale e pubblicizzarli, per un'efficace prevenzione della salute delle donne e per diffondere a livello di massa un'informazione democratica e scientifica sulla sessualità e i metodi di contraccezione e per offrire un supporto sanitario e legale ai rapporti di coppia, alla maternità e all'interruzione della gravidanza.

18 febbraio 2015